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Indicatori ed Orientatori
Gli indicatori servono a rendere visibile quanto accade in un determinato contesto (territoriale e temporale) e a valutare qualsiasi processo di cambiamento. Per individuare gli indicatori occorrono, pertanto, gli orientatori.
Gli orientatori servono a determinare le direzioni di sviluppo, anticipando e creando il cambiamento secondo valori e visioni che riguardano stili di vita, produzione e consumo.

Indicatori ed Orientatori

In quanto agenti e “occhiali” di cambiamento, gli orientatori cambiano nel tempo e nello spazio, entrando in conflitto con gli indicatori quando questi ultimi diventano garanti di stili di vita ritenuti ormai non più accettabili.
Ad esempio, l’indicatore convenzionale per misurare la crescita economica è il PIL, prodotto interno lordo, che somma tutte le transazioni monetarie relative a prodotti e servizi senza distinguere tra costi e benefici per il genere umano e l’ambiente, tra attività distruttrici e creatrici di risorse(1).
Altri indicatori incorporano in genere le dimensioni sociali e ambientali dello sviluppo in quelle più propriamente economiche.
Gli indici di sviluppo umano (HDI, Human Development Index), di povertà umana (HPI, Human Poverty Index), di sviluppo relativo alle politiche di genere (GDI, Gender related development index) combinano il PIL e il reddito pro capite con parametri relativi alla salute (per esempio, speranza di vita) e alla conoscenza (per esempio, livelli e tassi di istruzione).
L’indice di sviluppo umano sostenibile (SHDI, Sustainable Human Development Index) estende l’HDI includendo componenti relativi all’impatto ambientale delle attività umane.
Dall’ISEW (Index of Sustainable Economic Welfare, indice di benessere economico sostenibile) derivano il GPI (Genuine Progress Indicator, indicatore di progresso genuino) e il NWI (National Welfare Index, indice di benessere nazionale). Sebbene ci siano differenze (nelle metodologie di calcolo, in alcune componenti e fonti di dati), tali sistemi seguono un approccio comune: considerare la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi; aggiungere i benefici di attività non remunerate (per esempio, lavoro volontario, sociale e in famiglia); dedurre i costi imputabili a danni ambientali (per esempio, vari tipi di inquinamento, effetto serra, riduzione o distruzione di risorse naturali ed energetiche) e per la salute (per esempio, incidenti stradali, criminalità, pendolarismo, sottoccupazione, perdita di tempo libero).
Gli Indicatori della strategia dell’Unione Europea per lo Sviluppo Sostenibile (SDI, Sustainable Development Indicators) sono costruiti su 10 temi: sviluppo socio-economico, consumo e produzione sostenibile, inclusione sociale, cambiamenti demografici, salute, cambiamento climatico ed energia, trasporto sostenibile, risorse naturali, partnership globale, buona governance.
L’impronta ecologica (Ecological Footprint) misura la domanda di risorse naturali, espressa nell’area necessaria a produrle secondo il ritmo di consumi di una data popolazione (ettari per persona). L’impronta ecologica è rapportata alla biocapacità dell'ecosistema preso in esame. La biocapacità misura l’offerta di risorse naturali, espressa nell’area disponibile per rigenerarle e assorbire i rifiuti (ettari per persona). Tale rapporto indica, per esempio, quanti pianeti Terra sono necessari a supportare gli attuali stili di vita della popolazione mondiale.
L’indice di felicità planetaria (HPI, Happy Planet Index) correla tre indicatori (impronta ecologia, auto-valutazione della soddisfazione per la vita, speranza di vita) per mostrare l’efficienza ecologica con cui i paesi del mondo usano le risorse naturali ai fini del benessere umano.
La felicità nazionale netta (GNH, Gross National Happiness) utilizza indicatori relativi a 9 temi (tenore di vita, salute, istruzione, resilienza e diversità ambientale, vitalità e diversità culturale, uso del tempo, buona governance, vitalità delle comunità sociali, benessere psicologico) per gestire le interdipendenze spazio – temporali tra le componenti degli ecosistemi secondo la visione olistica di qualità della vita come bene pubblico (felicità).

(1):Come Robert Kennedy disse nel Marzo del 1968: “Il prodotto nazionale lordo comprende l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine. Comprende le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende l’abbattimento delle sequoie e la scomparsa delle nostre bellezze naturali nel caos della crescita urbana incontrollata. Include la produzione di napalm e testate nucleari e delle autoblindo della polizia per fronteggiare i disordini nelle nostre città. Comprende la produzione di fucili e coltelli, e programmi televisivi che glorificano la violenza per vendere giocattoli ai nostri figli. Eppure il prodotto nazionale lordo non considera la salute dei nostri figli, la qualità della loro educazione o la gioia dei loro giochi. Non include la bellezza della nostra poesia o la solidità dei nostri matrimoni, l’intelligenza dei nostri dibattiti o l'integrità dei nostri funzionari pubblici. Non misura né il nostro ingegno né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta.”